INTRODUZIONE
La Costituzione francese del 1791 è la carta costituzionale approvata il 3 settembre 1791[1] in ottemperanza a quanto previsto dalla Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino del 1789. Tuttavia è importante sottolineare che l'uguaglianza espressa formalmente dalla Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino non è stata pienamente formalizzata all'interno sia della Costituzione che della Dichiarazione dei diritti (in particolar modo per ciò che riguarda i diritti della donna e quello di voto).
L'art. 6 della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino riconosceva a «tutti i cittadini» il diritto di partecipare «direttamente o tramite i loro rappresentanti alla sua [della legge] formazione»; ma secondo la carta del 1791 i "cittadini", sulla base del loro censo, venivano distinti in "attivi" e "passivi": questi ultimi, meno abbienti, non avevano diritto di voto
La Rivoluzione francese accelerò la crisi dell’antico regime e gettò le basi della civiltà politica
contemporanea in cui stiamo vivendo.
Al di là delle diverse interpretazioni nessuno può oggi disconoscere il significato di rottura storica
dell’ultimo decennio del Settecento per i seguenti motivi:
1) La rivoluzione significò il crollo della monarchia per diritto divino;
2) La fine dell’antico regime si espresse in alcuni atti fondamentali come l’abolizione della feudalità e la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, che distrussero il principio della società di ordini fondata sul sistema del privilegio;
3) La sovranità divenne espressione non di vestitura divina, ma della volontà popolare;
4) La rivoluzione fece emergere il nuovo principio della partecipazione e della rappresentanza politica, in base al quale ognuno è singolo detentore della sovranità collettiva;
5) I modi, le forme e gli strumenti di espressione della sovranità divisero le forze impegnate nel processo rivoluzionario che è all’origine della dialettica politica fra le due grande idee dell’Ottocento: l’idea liberale, individualista e fondata sulla restrizione del diritto di voto (suffragio), e l’idea democratica, solidarista e fondata sul suffragio esteso e tendenzialmente universale;
6) Nuovi valori della convivenza civile divennero la libertà, l’uguaglianza, la fratellanza fra gli uomini, ma nella coscienza collettiva acquistarono anche il talento, il merito individuale[1].
Nessun fatto storico ha dato origine a così tante letture e riletture come quelle relative alla Rivoluzione francese.
In tale contesto significative risultano le interpretazioni di Edmund Burke, in Reflection on the revolution of France (1790), un anno dopo l’inizio della rivoluzione, affermava la superiorità del regime monarchico-costituzionale, concretizzatosi in Inghilterra nel 1789.
Ma proprio in quest’opera emergeva la differenza tra il positivo della rivoluzione, rappresentato dell’influsso del secolo dei Lumi sulle giornate dell’89, il negativo, la Violenza del terrore e l’attività riformistica di Napoleone.
[1] A. MUSI, Le vie della modernità, Milano, Sansoni, 2000, p. 401.
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