Nel XVI secolo, il Portogallo riuscì a costruire uno dei più estesi e longevi imperi coloniali d’Europa: dall’America Latina, all’Asia e all’Africa esistevano colonie portoghesi che venivano sfruttate dal punto di vista economico e rappresentavano una fitta rete in tutto il mondo.
Dopo l’affermazione del Portogallo sulla vicina Castiglia, data la sua posizione geografica, l’unica possibilità per estendersi era il mare. I Portoghesi sono da sempre abili navigatori e commercianti e nel tempo riuscirono anche a specializzarsi nella costruzione di navi e galeoni e scoprirono nuovi modi di navigazione che permettevano di ridurre i tempi di navigazione e percorrere grandi distanze senza problemi.
Enrico il Navigatore è il primo sovrano del Portogallo ad organizzare spedizioni verso l’Africa con l’obiettivo di esplorare nuovi territori, accrescere il regno portoghese e trovare materie prime e schivi La prima conquista fu Ceuta (1415), città situata nel Nord Africa vicino al Marocco e allo stretto di Gibilterra.
Nel 1487 Bartolomeo Diaz doppiò il Capo di Buona Speranza, l'estremità meridionale della Penisola del Capo in Sudafrica. In pochi anni riuscirono a sottomettere dei piccoli stati africani, come Mozambico, Kilwa, Brava e Mombasa che però continuarono a conservare la loro fede mussulmana.
Nel 1498 Vasco de Gama raggiunse addirittura l’India dove furono istituiti dei piccoli centri portoghesi. Lungo la rotta verso l’India i portoghesi stabilirono anche degli avamposti e delle basi fortificate che servivano come punto di approdo e per segnare il loro predominio lungo quella rotta. Una delle scoperte più importanti lungo questa rotta fu quella del Madagascar grazie all’esploratore Pedro Álvares Cabral.
Nei primi anni del 1500 furono esplorate Abissinia, Mauritius (nazione africana nell'Oceano Indiano), Socotra (a metà strada tra la costa somala e quella dello Yemen) e nel 1506 gli esploratori portoghesi si spinsero fino alla conquista dello Sri Lanka.
I possedimenti portoghesi in Oriente furono ufficializzati e riconosciuti dal Trattato di Tordesillas che letteralmente divise il mondo al di fuori dell'Europa in un duopolio tra l'Impero spagnolo e l'Impero portoghese che si divisero le rotte e i territori dominati.
A seguito del trattato, il Portogallo stabilì delle basi a Goa e Malacca in India, nell’arcipelago della Molucche nell’Oceano Pacifico, a Macao nella Cina Meridionale e in Giappone a Nagasaki. Spesso i mercanti portoghesi erano accompagnati da missionari gesuiti che avevo l’obiettivo di diffondere la religione cristiana nei nuovi territori conquistati.
Nel primo decennio del 1500, il Portogallo controllava così un territorio vastissimo oltre agli scambi commerciali dell’Europa con Asia, Africa, India, Indonesia, Cina, e Giappone.
Furono introdotti in Europa pepe, noce moscata, chiodi di garofano, zenzero, tessuti di cotone e di seta, oro, pietre preziose, avorio, nuove materie prime e materiali. I portoghesi trovarono nelle colonie manodopera specializzata e non tardarono a sfruttarle brutalmente e a introdurli in Europa come schiavi. In breve tempo si organizzarono delle spedizioni di schiavi e fonti storiche affermano che milioni di cittadini africano e asiatici arrivarono in Europa e utilizzati come merce di scambio con olandesi, inglesi e francesi.
Un’altra importante scoperta dei portoghesi del 1500 fu il Brasile, scoperto da Pedro Álvares Cabral. Nel giro di pochi anni, il Brasile divenne la colonia più importante dell’impero portoghese, fonte di prodotti agricoli come zucchero, tabacco, cotone, caffè, indaco, gemme preziose, oro. Per sfruttare al massimo questi territori e aumentare le produzione, i portoghesi organizzarono il traffico degli schiavi africani verso il Brasile: essi erano braccianti ideali, abituati a lavorare per ore sotto il sole cocente a costo quasi pari a zero.
Tutte le colonie del vasto impero portoghese dipendevano direttamente dalla madrepatria e rispondevano solo al Re del Portogallo, anche se in ogni territorio vennero individuati dei punti nevralgici per la navigazione e il commercio controllati da un vicario del re e che vennero fortificati e realizzati dei porti adeguati. Nell’impero coloniale, però, vigeva una forte componente razziale: solo i portoghesi della madrepatria e non quelli nati nelle colonie potevano accedere alle cariche principali ed è in questo periodo nacquero i concetti di “razza pura” e “razza contaminata”.
A metà del XVII secolo, il vasto impero portoghese iniziò il suo lento declino.
Nel 1580 gli Asburgo di Spagna salirono al potere in Portogallo. Loro non si curarono molto delle colonie portoghesi, abbandonarle a se stesse e rendendole facile preda per le mire espansionistiche di Inghilterra e dei Paesi Bassi che puntavano a conquistare territori in Asia e Africa per contrastare la rapida ascesa della Spagna.
Con poco sforzo gli Olandesi occuparono lo Sri Lanka, il Capo di Buona Speranza, le Indie orientali e Nagasaki in Giappone. Al Portogallo rimasero solo le colonie asiatiche di Macao e Timor Est.
Il 1661 fu l’anno della conquista di Bombay da parte degli inglesi e di gran parte dell’India, lasciando solo Goa e altre piccole isole sotto il controllo della corona portoghese.
Il Brasile, però, rimase sempre il centro nevralgico dell’impero coloniale del Portogallo, diventando anche luogo di migrazione degli abitanti della madrepatria. L’indipendenza del Brasile si ebbe solo nel 1822 grazie ad un principe portoghese, Pedro I, che costituì l’Impero del Brasile.
Proprio mentre gli altri paesi europei erano al massimo della loro espansione coloniale nel XIX secolo, il Portogallo avendo perso la maggior parte dei suoi territori decise di conquistare altri territori in Africa, creando le colonie di Capo Verde, São Tomé e Príncipe, Guinea-Bissau, Angola e Mozambico.
La caduta dell’impero portoghese iniziò dopo la fine della seconda guerra mondiale a metà del XX secolo, nonostante il governo del Portogallo si oppose alla decolonizzazione e fu l’ultima potenza europea a mantenere il controllo su territori coloniali. Ufficialmente l’impero portoghese scomparve solo nel 1999 con la cessione di Macao alla Cina. Tutte le ex-colonie portoghesi oggi sono stati indipendenti che hanno costituito, insieme al Portogallo, la Comunità dei Paesi di Lingua Portoghese (CPLP), un’unione di mutua amicizia siglata nel 1996.
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